Minimalismo o eccesso?

Minimalismo o eccesso?

Ancora oggi restiamo affascinati davanti ad un semplice baffo (Nike) o ad una M Gialla (Mc Donald) e ci domandiamo come abbiano fatto a diventare dei grandi brand.

La risposta è semplice.

Basta pensare che le più grandi aziende al mondo sono spesso graficamente rappresentate da piccoli segni o poche lettere…

Leonardo da Vinci citava che “ciò che è essenziale è perfetto”… chiaramente, la parola essenziale o minimale può avere infinite sfumature ma il concetto è chiaro.

Già dagli anni 60 l’arte minimale fu protagonista nel radicale cambiamento artistico di riduzione della realtà, freddezza emozionale e fisicità dell’opera.

Chiaramente anche l’estremizzare una grafica, una campagna marketing o un semplice brand ha i suoi lati positivi e negativi. Se pensiamo alle grafiche americane di insegne, aziende di adesivi, e tanto altro ancora capiamo bene la differenza tra ciò che viene estremizzato (graficamente) o reso minimale.

E’ meglio quindi un estremismo minimalista?

C’è chi ha optato per questa scelta.. Google, per esempio, ha scelto di fondere una serie di colori (che ad un primo impatto possono risultare caotici) con un font piuttosto semplice e minimale dando vita ad un brand di sviluppo mondiale.

Anche in questo caso la scelta va affidata al gusto, allo stile e al messaggio che si vuole trasmettere.

Se il brand Apple fosse stato rappresentato dall’immagine di una bella mela colorata e ricca di dettagli avrebbe avuto lo stesso successo?

Ai posteri l’ardua sentenza 😉

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